Indietro

KAKI

Il kaki napoletano (Diospyros kaki)

L’albero del kaki, detto anche loto, discende dalla specie delle ebenacee ed ha origini orientali. Dal punto di vista morfologico, il frutto si presenta prevalentemente sferico, ma a seconda della varietà, può assumere anche un aspetto molto piatto od allungato. Durante il periodo di raccolta, il colore della buccia è giallo, salvo poi diventare
arancio-rosso a maturazione avvenuta. La polpa può assumere un colore che va dal giallo-aranciato all’ambrato carico. La riproduzione del kaki può avvenire per effetto della normale impollinazione ma anche senza il procedimento di trasporto del polline da parte degli insetti. Mancando quest’ultimo passaggio, si originano frutti privi di semi e non commestibili direttamente, ma dopo che l’uomo li abbia accompagnati con tecniche specifiche ad una compiuta maturazione. Il Kaki può vantare proprietà organolettiche e nutritive ragguardevoli, contenendo principalmente
beta-carotene, vitamina C, calcio e potassio.
Nella fase di completa maturazione diventa un frutto molto energetico grazie a 65 calorie per 100 grammi ed alla quantità discreta di zuccheri allo stato di glucosio. È un ottimo purificatore dell’organismo, in particolare del fegato.

Cenni storici

Le tracce di coltivazione più antiche sono rinvenibili alcune migliaia di anni fa nella Cina settentrionale, mentre in Giappone è giunto da circa un millennio. Secondo fonti latine (in specifico Plinio), l'introduzione del loto in Italia avvenne durante l'epoca romana, tuttavia una coltivazione agricola di qualità ha avuto inizio in questa nazione e, particolarmente solo in Campania, nei primi anni del '900. L'espansione commerciale, il clima temperato-caldo ed il terreno fertile sono state le variabili essenziali che hanno reso la regione campana, già a partire degli anni '20, il primo bacino di produzione del kaki a livello europeo. Se la provincia di Napoli è stata conosciuta sui mercati per l’intensa presenza di tale prodotto, tanto da dare il nome di Kaki napoletano, atti di archivio e fonti di letteratura tecnica, risalenti all’inizio del secolo scorso, testimoniano la realizzazione di impianti specializzati anche in provincia di Salerno. Ed oggi, proprio per questa provincia, i frutteti Lugibello rappresentano una realtà alquante importante, sia per l’estensione che per la qualità.

Area di produzione

Le zone di produzione del "kaki napoletano" sono rimaste sostanzialmente quelle dell’epoca di introduzione, ossia l’area flegrea, acerrana e vesuviana, per la provincia di Napoli, la zona maddalonese-cancellese per la provincia di Caserta e la zona nocerino-paganese per la provincia di Salerno.
Attualmente la produzione campana di kaki nel suo complesso copre circa il 50% di quella nazionale, decretando un valore notevole per l’economia locale. Il prodotto fecondato, detto vaniglia rappresenta una specificità del luogo che alimenta un mercato in continua espansione.

Consumo e conservazione

In cosmesi, è utilizzato per preparare delle ottime maschere di bellezza che hanno effetti nutrienti e rassodanti per la pelle. In cucina, il kaki può essere consumato fresco oppure utilizzato per la preparazione di marmellate, salse, focacce e dolci.
Mediante il processo di fermentazione e distillazione, dal kaki si può ottenere anche un'ottima acquavite. Infine, ad una temperatura di 5 °C, questi frutti possono essere conservati per un periodo di circa due mesi.

COMPOSIZIONE E VALORE ENERGETICO DEI KAKI
(100 g di prodotto)
Parte edibile 97%
Acqua 82 g
Proteine 0.6 g
Lipidi 0.3 g
Glucidi disponibili 16 g
Fibra alimentare 2.5 g
Energia 65 kcal
Sodio 4 mg
Potassio 170 mg
Ferro 0.3 mg
Calcio 8 mg
Fosforo 16 mg
Niacina 0.3 mg
Vitamina C 23 mg
Fonte: Istituto Nazionale della Nutrizione